Tradizioni natalizie...
La vera storia del Panettone
Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Duca Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo. Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto un dolce particolare, degno di chiudere con successo il fastoso banchetto. Accortosi che il dolce era bruciato durante la cottura, il panico colse l'intera cucina. Per rimediare alla mancanza, uno sguattero della cucina, detto Toni, propose un dolce che aveva preparato per sé, usando degli ingredienti che aveva trovato a disposizione tra gli avanzi della precedente preparazione. Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di rischiare il tutto per tutto, servendo l'unico dolce che aveva a disposizione. Un "pane dolce" inconsueto fu presentato agli invitati del Duca, profumato di frutta candita e burro, con una cupola ben brunita, fu accolto da fragorosi applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e gli ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli ancora dato nessun nome. Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo creatore e da quel momento tutti mangiano e festeggiano con il "pan del Toni", ossia il panettone, famoso ormai in tutto il mondo. Molte ricette tradizionali vengono associate a storie simili, ma sicuramente questa e' la più bella.
Un bacio sotto al vischio
Una volta, in un paesino di montagna, viveva un vecchio solitario, che aveva sempre anteposto il denaro e gli affari, all'amore per il prossimo e per gli altri. Era talmente avido, che spesso durante la notte si alzava per contare il suo denaro senza riuscire più ad addormentarsi, ed era così disinteressato alle vicende altrui, che nessuno in paese gli voleva bene. Una notte di dicembre, era quasi Natale, dopo aver contato gli incassi della giornata e non riuscendo a prendere sonno, il vecchio decise di andare a fare una passeggiata. Era una notte buia e fredda, ma nonostante questo, in lontananza, si sentivano canti e risate di bambini. Ad un certo punto, udì qualcuno che pronunciava il suo nome, gli chiedeva aiuto e lo chiamava "fratello". Non avendo né fratelli né sorelle, il vecchio si stupì molto della cosa. Per tutta la notte continuò ad ascoltare le voci che raccontavano storie tristi e allegre, tutte quelle storie di vita quotidiana da cui lui, da sempre, aveva deciso di stare alla larga, di non interessarsene e scoprì la vita che si nascondeva dietro ogni persona. Iniziò a piangere, e pianse per tutta la notte senza mai smettere. La mattina dopo, le sue lacrime non erano sparite ma risplendevano appese al cespuglio sul quale lui si era appoggiato: era nato il vischio. L'usanza nordica vuole che il vischio, dono degli dei agli uomini, sia regalato all'inizio del nuovo anno come augurio e come oggetto magico per scacciare demoni e malefici. Con questo significato, viene appeso nel periodo natalizio sugli usci e alle finestre come potente talismano. Per una coppia, il gesto di baciarsi sotto al vischio sta a significare l'imminenza delle loro nozze (di solito entro l'anno).
La leggenda dell'abete di Natale
In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo si quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata.Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Duca Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo. Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto un dolce particolare, degno di chiudere con successo il fastoso banchetto. Accortosi che il dolce era bruciato durante la cottura, il panico colse l'intera cucina. Per rimediare alla mancanza, uno sguattero della cucina, detto Toni, propose un dolce che aveva preparato per sé, usando degli ingredienti che aveva trovato a disposizione tra gli avanzi della precedente preparazione. Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di rischiare il tutto per tutto, servendo l'unico dolce che aveva a disposizione. Un "pane dolce" inconsueto fu presentato agli invitati del Duca, profumato di frutta candita e burro, con una cupola ben brunita, fu accolto da fragorosi applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e gli ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli ancora dato nessun nome. Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo creatore e da quel momento tutti mangiano e festeggiano con il "pan del Toni", ossia il panettone, famoso ormai in tutto il mondo. Molte ricette tradizionali vengono associate a storie simili, ma sicuramente questa e' la più bella.
Un bacio sotto al vischio
Una volta, in un paesino di montagna, viveva un vecchio solitario, che aveva sempre anteposto il denaro e gli affari, all'amore per il prossimo e per gli altri. Era talmente avido, che spesso durante la notte si alzava per contare il suo denaro senza riuscire più ad addormentarsi, ed era così disinteressato alle vicende altrui, che nessuno in paese gli voleva bene. Una notte di dicembre, era quasi Natale, dopo aver contato gli incassi della giornata e non riuscendo a prendere sonno, il vecchio decise di andare a fare una passeggiata. Era una notte buia e fredda, ma nonostante questo, in lontananza, si sentivano canti e risate di bambini. Ad un certo punto, udì qualcuno che pronunciava il suo nome, gli chiedeva aiuto e lo chiamava "fratello". Non avendo né fratelli né sorelle, il vecchio si stupì molto della cosa. Per tutta la notte continuò ad ascoltare le voci che raccontavano storie tristi e allegre, tutte quelle storie di vita quotidiana da cui lui, da sempre, aveva deciso di stare alla larga, di non interessarsene e scoprì la vita che si nascondeva dietro ogni persona. Iniziò a piangere, e pianse per tutta la notte senza mai smettere. La mattina dopo, le sue lacrime non erano sparite ma risplendevano appese al cespuglio sul quale lui si era appoggiato: era nato il vischio. L'usanza nordica vuole che il vischio, dono degli dei agli uomini, sia regalato all'inizio del nuovo anno come augurio e come oggetto magico per scacciare demoni e malefici. Con questo significato, viene appeso nel periodo natalizio sugli usci e alle finestre come potente talismano. Per una coppia, il gesto di baciarsi sotto al vischio sta a significare l'imminenza delle loro nozze (di solito entro l'anno).
La leggenda dell'abete di Natale
In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo si quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata.Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
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