Gli animali delle fate...
Le Fate amano in modo particolare gli animali, e li usano spesso come esca per chiamare a se gli uomini.Può succedere, per esempio, che uno splendido cervo dalle corna d'oro si faccia inseguire a lungo da un cacciatore, che si troverà nel folto del bosco e vedrà apparire una dama bellissima.Altre volte, invece, sarà un uccello tutto bianco, oppure una farfalla o addirittura un magnifico unicorno ad attirare un uomo o una ragazza verso la signora della foresta che vuole incontrarli.Servitori e amici delle fate, gli animali hanno con loro un legame profondo: non per niente molte di esse a volte sono costrette in certi mesi dell'anno a trasformarsi in bestie.E quando diventano topi, serpi, rospi, cerbiatte, pesci, lucertole perdono i loro consueti poteri correndo gli stessi rischi di un animale autentico.Gli uomini che le salvano in queste circostanze salvandole da trappole, fucili oppure dal morso di una volpe guadagnano la loro eterna gratitudine e grandi ricompense.Una antica leggenda dice che alcune Fate usano trasformarsi in animali grazie a un abito fatto con le piume o della pellicce della bestia prescelta, quando poi si spogliano della veste magica riprendono il loro aspetto normale.
Il ritorno delle fate
1917: le fate appaiono a Cottingley, in Inghilterra e vengono fotografate. La stampa laica e positivista - a partire dal noto "Strand Magazine" - le prende assolutamente sul serio.Un movimento culturale legato a molte cause "progressiste", la Società Teosofica, prende le fate e le fotografie sotto la sua protezione.Il principale difensore della veridicità delle foto delle fate di Cottingley è addirittura il portavoce letterario del positivismo, Sir Arthur Conan Doyle, il creatore con il personaggio di Sherlock Holmes del prototipo dell'uomo che, grazie alla scienza, risolve i problemi, svela i misteri, secondo la logica implacabile del metodo deduttivo.Nei panni dell'investigatore non chiede al lettore di credere passivamente alle sue parole; al contrario, invoca il metodo positivo e la scienza per convincere il pubblico che ci si trova di fronte a "nuove forme di vita" che trovano perfettamente posto nello schema generale dell'evoluzionismo darwiniano.Nasce così The Coming of the Fairies ("Il ritorno delle fate"), pubblicato a Londra nel 1922 ed edito in Italia da SugarCo Edizioni. Veniamo ora ad un breve riassunto dei fatti narrati nel testo in questione.Nel 1917 nella contea di Cottingley, un piccolo villaggio dell'Inghilterra, due cugine, Elsie e Frances asseriscono di vedere ogni giorno, durante i loro giochi nei boschi, fate e gnomi, che partecipano ai loro passatempi. Incontrando lo scetticismo del padre, che non crede ai racconti delle due ragazzine, Elsie, lo supplica di prestarle la sua macchina fotografica, una Midg, per immortalare le fantastiche creature e dimostrare al genitore che quanto asserisce è vero.Così, nel luglio 1917, Elsie scatta la prima fotografia alla cuginetta Frances, in cui si vede chiaramente un gruppo di fate che danzano dinnanzi alla bimba, ognuna contraddistinta da un suo particolare colore, rosa, verde, lavanda e malva.Le bambine corrono immediatamente a casa, pregando il padre di sviluppare subito la lastra.La reazione dell'adulto è di immenso stupore, si ritrova tra le mani la prova inconfutabile non solo della veridicità dei racconti delle fanciulle, ma anche dell'esistenza di quelle fantastiche creature che credeva ormai relegate ai racconti della sua infanzia.Viene scattata anche una seconda fotografia, nel settembre 1917, che ritrae Elsie mentre gioca con uno gnomo, invitandolo a salire sul suo ginocchio. Nel maggio 1920 Sir Arthur Conan Doyle viene a conoscenza delle due lastre e, insieme al signor Edward Gardner, noto esponente della Società Teosofica, inizia una serie di indagini per appurare la veridicità delle fotografie.Tutti gli esami condotti dagli esperti portano alla conclusione che le lastre non sono frutto di alcun fotomontaggio o trucco.Viene quindi pubblicato il primo articolo sulla rivista "Strand" nel Natale 1920, e tutto il pubblico viene a conoscenza dell'incredibile scoperta, aprendo un dibattito sull'esistenza e spiegazione scientifica di queste fantastiche creature.Non ritengo importante né interessante dilungarmi su queste argomentazioni di carattere scientifico.Ciò che invece mi ha più impressionata nella lettura del libro, è lo spirito di fondo, l'entusiasmo con cui il noto intellettuale, maggiore sostenitore del positivismo, si batte per dimostrare l'esistenza di creature che animavano le favole che la madre gli raccontava da piccolo.In fondo solo i più puri di cuore, i bambini appunto, riescono a vedere quanto è invisibile agli occhi disillusi degli adulti!
La casa delle fate....
Nessuno meglio delle fate è capace di arredare una casa in modo confortevole:quelli che sono stati invitati nei loro palazzi e castelli, o che sono riusciti a entrarci di soppiatto, raccontano che mobili lussuosi e tende di seta abbelliscono salotti e saloni, camere da letto e immense stanze da pranzo, dove spesso suona un'orchestra invisibile.Eppure, a guardarle dall'esterno, nessuno direbbe che le case delle fate siano così sontuose: infatti somigliano a capanne cadenti o a modeste fattorie, ma solo in apparenza, perché a farle sembrare tali è ovviamente un loro incantesimo.Ancor più spesso, però, le fate scelgono di costruire le loro case nelle viscere della terra. E allora solo l'imboccatura di una grotta o una fessura nel terreno segnalano l'esistenza delle magnifiche dimore sotterranee.In Italia ci sono moltissimi posti dove abitano le fate: per esempio il Colle di Roccasale, vicino all'Aquila.Si racconta che al suo interno vi sia un castello incanta dove vivono le fate, per uscire, si servono di due antichi pozzi scavati tra le rovine di una fortezza."Buche delle Fate" si chiamano anche le antiche aperture nelle pareti di tufo o di roccia che si vedono nei dintorni di molti paesi del Lazio.